Sono fermamente convinto che, come già avvenuto nel settore dell’intrattenimento con lo streaming video e audio, e come comincia ad avvenire anche nel mondo del lavoro, anche i sistemi di Mobilità andranno sempre più nella direzione dei servizi “a chiamata” (on demand) o comunque “su misura”.
Come ho avuto modo di ribadire più volte, il mondo post Pandemia è cambiato, e difficilmente si tornerà indietro su alcune scelte: lavoro agile, diversificazione degli orari e dei luoghi di lavoro, il cd “co working” e “smart working” e molto altro. In estrema sintesi, luoghi e orari meno rigidi (o definiti) di un tempo. Pensiamo anche a quante persone hanno deciso o decideranno di spostarsi a vivere “fuori città” grazie alla possibilità di lavorare da casa.
In questo scenario, eccezion fatta per le infrastrutture per il trasporto rapido di massa (metropolitane e tram) che nelle grandi città costituiranno sempre la “spina dorsale” del sistema, tutto “il resto” diventerà a chiamata, incluse le modalità per raggiungere le infrastrutture “pesanti” di cui sopra.
Dai servizi taxi (già per le loro caratteristiche a chiamata) cosi come quelli condivisi (in sharing), dal monopattino alla bicicletta fino all’auto, ai mezzi individuali maggiormente sostenibili (bicicletta che magari posso lasciare in un parcheggio/rastrelliera sicura per il primo/ultimo miglio) fino al trasporto pubblico di superficie, che eccezion fatta per le linee “portanti” o “espresse” può trasformarsi, specie nelle zone con un minore carico demografico (es periferie) o in orari con minore domanda (notte, metà mattina ecc) in un servizio a chiamata; o istituendo nuove linee con queste caratteristiche o esercitando con queste modalità linee già esistenti.
Quest’ultimo ragionamento è ancora più valido per i centri medio-piccoli del nostro Paese (dai 300mila abitanti in giù) che tra l’altro sono la maggior parte. In queste città il carico demografico relativamente basso e quindi la relativa domanda modesta non giustificherebbero mai frequenze nell’ordine dei 10/15 minuti, ma viceversa con frequenze più dilatate il servizio non è attrattivo per l’utenza. Risultato, bus vuoti perché poco attrattivi (che l’Ente Locale deve comunque mantenere in quanto servizio pubblico) e conseguente inefficace allocazione delle risorse economiche, già storicamente scarse soprattutto nella parte corrente (la parte di Bilancio degli Enti locali dedicata a tali servizi). In queste realtà trasformare i servizi a chiamata farebbe diventare finalmente il trasporto pubblico locale attrattivo, riducendo il ricorso al mezzo privato e rendendo così finalmente efficaci gli investimenti fatti.
Categorie:mobilità, mobilità sostenibile
Grazie Enrico, sempre molto interessanti le tue considerazioni. Hai letto, sulla mobilità, il doc coordinato da Roma per Roma e Metrovia (anche con il mio contributo)?
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