La Mobilità del Futuro

Nei giorni scorsi, partecipando ad un “dibattito” su Linkedin, ho ragionato sul futuro della Mobilità e sulle nuove tendenze in atto (smart working, micromobilità elettrica ecc) per provare a capire se questi cambiamenti saranno duraturi nel tempo o meno.

Partiamo da un dato di fondo: con la Pandemia ancora non del tutto sotto controllo, è inevitabilmente calata la fiducia e quindi l’utilizzo del trasporto pubblico locale, come testimoniato anche da un report nei mesi scorsi di ISTAT.

Dall’altro lato sono però diminuiti, in parte, gli spostamenti, poiché molti incontri fisici sono stati sostituiti da videoconferenze e smart working. Il ricorso a modalità alternative di incontro e lavoro “dal vivo” sarà una tendenza stabile, che era già in corso seppur timidamente, sicuramente accelerata dalla attuale crisi sanitaria. E’ emerso anche che lo smart working non riduce la produttività, anzi avviene esattamente il contrario. Inoltre il risparmio è notevole sia per i datori di lavoro che per i lavoratori.

Lo stesso avviene per i servizi, ora i cittadini pretendono e li cercano nei pressi della propria abitazione o quartiere (da qui si sviluppa anche il concetto di città dei 15 minuti) così da ridurre gli spostamenti.

E di conseguenza questi ragionamenti determineranno la scelta del luogo di residenza. Grazie alla possibilità di lavorare in remoto, perché non spostarsi nei sobborghi o in campagna o in provincia dove la qualità della vita è maggiore e i costi inferiori?

Per questo motivo ritengo che le città, se vorranno continuare ad essere attrattive, dovranno completamente reinventarsi: restituendo gli spazi pubblici (parchi, strade, piazze) ai cittadini per poterli vivere, all’aperto, a scapito delle auto, inutilizzate per gran parte del tempo durante il quale occupano prezioso suolo pubblico.

In città anche gli orari cambiano, gli spostamenti sono meno concentrati nell’ora di punti e più diluiti nel corso della giornata e verso destinazioni non necessariamente “centrali” o comunque verso i vecchi centri direzionali, con la diffusione del coworking.

In questo contesto di forte evoluzione e cambiamento, la mobilità in campo urbano in Italia deve accelerare quella trasformazione che già è in atto da diversi anni soprattutto in Europa.

Per gli spostamenti, sempre più brevi, risulteranno importanti le infrastrutture per la mobilità dolce”: corsie ciclabili e percorsi o aree pedonali protetti e sicuri. Alcuni tragitti (in particolare il primo o ultimo miglio) potranno essere sostituiti in maniera efficace in questo modo, oppure con il contributo della micro-mobilità elettrica: monopattini e biciclette a pedalata assistita, mezzi ideali per percorre itinerari fino a 5km (che sono la maggior parte*), di proprietà (e quindi saranno sempre più necessari hub e strutture dedicate per il ricovero) o in sharing a flusso libero.

Anche il trasporto pubblico locale si dovrà reinventare per attirare questa nuova domanda: servizi a chiamata, ad esempio, calibrati sulle effettive necessità di spostamento del momento, rendendolo attrattivo anche in aree a domanda debole o in orari di scarso utilizzo (es notturno).

Ritengo che la mobilità sarà sempre più “su misura” tarata sulle esigenze del momento, dettate da particolari condizioni o necessità. Il cittadino potrà scegliere anche nell’arco della stessa giornata modalità di spostamento diverse: trasporto pubblico “tradizionale”, servizi complementari o condivisi, piedi e bicicletta. Il singolo spostamento “canonico” effettuato con la stessa modalità e in orari “fissi” andrà lentamente scomparendo. Di conseguenza anche il concetto di proprietà del mezzo, sostituito dal più semplice ed efficace “uso“.

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*innumerevoli studi lo dimostrano, tra questi: Analisi Singola Città – Data Mobility; Rapporto Mobilità 2020 – Roma Servizi per la Mobilità p. 82; Rapporto Annuale 2021 – Autorità Regolazione Trasporti p. 216



Categorie:mobilità, mobilità sostenibile

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