Micromobilità: si è centrato il vero problema?

Ogni volta che c’è una vittima sui monopattini si riaccende la polemica e la speculazione politica. Innanzitutto, occorre rispetto per le persone decedute e per i loro familiari, ai quali va la massima vicinanza delle Istituzioni.

Personalmente ho seguito, tra i tanti temi, anche quello dei monopattini, della loro introduzione, regolazione, disciplina, il regolamento dei servizi condivisi, sia a livello locale, ovviamente a Roma, che a livello nazionale grazie alla Associazione dei Comuni Italiani.

Facciamo ora un po’ di chiarezza, e partiamo da un po’ di numeri, che fino a prova contraria sono oggettivi e incontrovertibili. E partiamo da un presupposto: non esistono buoni o cattivi a prescindere, pericolosi o sicuri in ogni caso, morti di “serie A” e di “serie B”. Al centro c’è sempre un mezzo, e l’uso che se ne fa (e soprattutto il buon senso di chi lo conduce). E cerchiamo di centrare il problema.

A Roma ci sono circa 150 vittime all’anno per incidenti stradali, in molti casi utenti deboli, ciclisti, pedoni e circa 15.000 feriti. E’ un qualcosa che ormai diamo per scontato, assodato, “normale”, ma cosi non è. Sono numeri completamente fuori scala rispetto a qualsiasi altra città Europea. Recentemente passavo dalle mie parti (a viale della Primavera) c’era un ceppo con fiori ogni centinaio di metri. Morti non certo per i monopattini.

Eppure, non sento gridare allo scandalo quando muore un pedone investito da un’automobile, o si scontrano due auto a velocità sostenute, titoloni sui giornali o home page dei siti di informazione. Non sento la maggior parte dei tecnici o dei politici sbracciarsi per chiedere automobili meno potenti, autolimitate nei centri urbani, maggiori controlli della Polizia Locale, riduzione degli spazi e delle carreggiate (e quindi delle velocità), ordinanze per non far circolare le automobili o eliminare parcheggi anche legali che molto spesso limitano la visibilità.

Spesso vengo subissato di foto con monopattini parcheggiati male (che per carità, sono un problema e deve essere perseguito con forza) ma restiamo assuefatti alla automobile in terza fila, parcheggiata in prossimità degli attraversamenti pedonali o delle intersezioni stradali o sui marciapiedi.

Sia chiaro, non voglio spostare il problema, solo focalizzarci su quale è il vero tema: presidio del territorio, controlli da parte delle forze dell’ordine, cultura della mobilità, rispetto degli altri, formazione e informazione a partire dalle scuole. Vale per tutti dal TIR al monopattino.

I monopattini hanno già una regolazione chiara: sono equiparati ai velocipedi (le biciclette) e devono sottostare alle stesse regole previste per questi dal Codice della Strada. Partirei quindi da questa base e da maggiori controlli nelle strade, che devono essere severi e rigorosi come per qualsiasi altro mezzo che circola. Aggiungo, almeno per quanto riguarda alcuni operatori dello sharing a Roma, i mezzi sono autolimitati come velocità a ridosso delle aree pedonali, non possono essere parcheggiati in prossimità di monumenti o aree tutelate – vogliamo introdurre lo stesso meccanismo sulle auto o i motocicli? Risolveremmo parecchi problemi.

Ora, in conclusione, non voglio difendere “a priori” una categoria o attaccarne un’altra, vorrei solo che si riflettesse e si concentrassero le energie sul vero problema, che ripeto sono i 150 morti all’anno e i 15.000 feriti. Che ci sono da decenni, molto prima della “invenzione” dei monopattini, che sono uno strumento formidabile per aumentare l’accessibilità del trasporto pubblico locale, garantendo collegamenti efficienti per il primo e ultimo miglio, rappresentando una alternativa al mezzo di trasporto privato. Ovviamente se usati con buon senso, e con Istituzioni che controllano che lo siano.

Ma prevedere obblighi di caschi, assicurazioni, targhe, non risolverebbe il problema, al massimo (come spesso avviene in Italia) sposterebbe le responsabilità.



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